«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
LA VITA SEGRETA – Tre storie vere dell’èra digitale
Andrew O’Hagan
Traduzione di Svevo D’Onofrio
Adelphi 2017
Commento di Cornelio Nepote
Lasciamo perdere i convenevoli, i panegirici e le giravolte da dervisci. Niente signore affabulanti per questa volta, chiaroscure microgonne, dune prosperose e altri babà e cucù. Qui aggio a parlare da uomo a uomo, masculamente, imperioso, con l’impeto del cavaliere rampante, rodomontante, tracimante, spumeggiante sdegno e collera leonina.
E allora dico, leoninamente, che questo La vita segreta è proprio una ciambella senza buco, senza lievito, senza zucchero, senza sapore e pure senza ciambella.
Che poi aggiungo fingendo indignazione: Adelphi, ma che facite? ma perché vi vengono certe idee strabuzzate? ma che bisogno avete? …ravanare, rimestare, spiluccare dal calderone dei librettucci nonficsion, mezzi giornalistici mezzi scandalistici, reportage che non riportano niente se non chiacchiere ribollite …voci, si dice, io feci, io pensai, lui disse… discorsi da fraschetta di quei maleodoranti del nord pontino meridione romano… cool blog post long form condividimi likami cuorami twittami follow me… slang anglobrianzolo con accento ticinese dei nipoti incafoniti di compare Santo Scalzacapra, giustamente confinato dalle regie guardie, ma è tutta una finta, tutta una messinscena, non c’è ficsion solo inganno, questa è Cronaca Vera travestita da Tre Storie Vere dell’Era Digitale. E con questo editto poso, adoprando enfasi esibizionistica, la mia pietra tombale su codesto O’Hagan.
Vabbuò, mi sono, forse, e sottolineo forse, fatto prendere un po’ la mano dalla teatralità innata figlia di generazioni di legulei e biscaroli, lo riconosco, ho perso l’aplomb, come diciamo noi sul golfo, e non va bene, che azzimato io sono in tutto e per tutto, ma non cambio parere, che sia chiaro, piuttosto mi faccio sparare come Masaniello: di questo libercolo non salvo niente, proprio niente, neanche il titolo, non parliamo del contenuto, le Tre Storie Vere dell’Era Digitale… maronn’ mi riparte la crisi, la sceneggiata si rianima, madò…mannaggia che vi farei… Adelphi! Mi morsico la lingua! Ma il sottotitolo! Madò mi viene da pestare i piedi zoccoluti… Tre-Storie-Vere-dell’Era-Digitale… cosa vi salta in mente? Trestorievere? Eradigitale? Ma io afferro un Canetti e questo O’Hagan lo prendo a librate in testa, con questo perdigiorno impugno un Gadda e ci faccio il tirassegno con le trestorievere, a due mani brandisco goticamente un Baltrušaitis e queste ciance dell’era digitale le spiaccico come uno scarrafone.
E quello del WikiLeaks che vuole scrivere un libro e poi non vuole e poi vuole e poi non vuole e per dire che quello è uno psicolabile squinternato chisto volpone ci fa un libro? E poi mi racconti dell’altro psicolabile squinternato che saranno come minimo parenti questi due che è Satoshi poi non è Satoshi poi lo dice poi non lo dice poi lo dice ma non lo vuole dire e di nuovo per raccontare questo tira e molla il marpione ci scrive un libro? E in mezzo l’ardito reporter racconta che ha perfino preso il nome di un morto stecchito da vent’anni e con quello ci ha fatto delle porcherie dell’era digitale, e di nuovo, con queste ciance ci si scrive un libro?
No. No. E ancora No. Falsamente m’indigno, ma l’apparenza è sostanza, e la sostanza è l’apparenza, chisto è risaputo.
Imperiose signore, valchirie aeroliftate che sconfiggete quotidianamente la forza della gravità e del moto centrifugo, voi che l’ottusità degli sguardi petulanti, delle ghigne bavose e delle mani molli librate al vento le schiantate con una sola occhiata di roccia infuocata, a voi mie adorate dico che questa non-fiction da inserto culturale per pettegoli dell’era digitale, post-pezzo sui rischi di stare troppo stesi in spiaggia alle Maldive e pre-lagna su “Oh My God! Facebook ha di nuovo cambiato il News Feed”, non merita una copertina di Adelphi, nemmeno col 25% di sconto, nemmeno col 50, nemmeno col 150 di sconto.
Leoninamente,
Cornelio Nepote
purtroppo è proprio così, ho comprato il libro in cerca di vite bizzarre e personaggi interessanti, ma sono annegata nella noia
ti sono vicino e solidale nel momento di terribile noia
purtroppo è proprio così, avevo comprato il libro assaporando un po’ di trasgressive vite, e annego nella noia
Sii fosse almeno ‘nu scarrafone stu libbro, o stà specie ‘e libbro, ‘o putessemo pure tentà di salvarlom ma ‘e pparole del commento di Cornelio sono ferme e appropriate, pircio decisive nel decidere se andare in libreria e farsi arrubbà ‘e sorde dell’improponibile libbro … dalla Adelphi poi. Che scelte sciagurate e, più che inutili. Ma tant’è. Qui poi ci sta la questione dello scarrafone ca è bello a mamma soja, per intendiamoci fino a un certo punto. Già ‘o scarrafone fa nu pucurillo schifo pe’ cunto suo, poi mettici che è impresentabile e cchiù brutto ancora di uno scorfano è la frittata è bella e fatta. Se poi vulimmo parlà di scarrafuni come dio comanda(o non comanda affatto) ne salvo solo con quelli con cui ho convissuto da criaturo e guagliunciello pecché indigeni autentici, cioè veraci (uno di quei inveterati temerari ne assaporai le croccanti carni, se accussì se po’ dicere) e, di sicuro, il principe in assoluto d’e scarrafun’, sarebbe a dicere il Nostro Valoroso Gregorio Samsa che si tramuto con esercizi di palestra, artistici e poetici(l’orrore invisibile è sguardo potente) nel suo proprio lettuccio appunto in un crostaceo detto ‘o Scarrafone europeo e dell’intera crosta terrestre. Secondo me da come lo conosco, ci frequentiamo ancora, anche se a distanza, quasi da entomologo con la lenta di ingrandimento retrospettiva, isso, ‘o libbro in questione né lo guarda né lo toccherà mai. Cornè statte’ bbuono e nun dà rett’ ‘e chiacchiere di questi venditori di carta.