«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
NIELS LYHNE
Jens Peter Jacobsen
Traduzione di Maria Svendsen Bianchi
Iperborea 2017
Considerato uno dei massimi scrittori danesi [della seconda metà dell’Ottocento], [il libro] annoverato tra i classici della letteratura nordica.
Così la bandella.
Io non ricordo niente.
Deve essere capitato un accidente, un problema.
Ricordo solo che questo Niels Lyhne è il giovane protagonista. Un giovane irresoluto, forse troppo idealista. Non riesco a ricordare molto altro. Eppure l’ho letto tra la scorsa settimana e questa, ma già ogni volta che lo riprendevo in mano, la sera, non ricordavo cosa avevo letto la sera prima. Come se la vaghezza di spirito del protagonista si trasferisse diventando la mia vaghezza.
Il libro ha un’eccellente postfazione di Claudio Magris che illustra i molti pregi del testo e dell’autore. Riconosco, leggendola, la saggezza dell’erudito, ma non ho ricordi, è come se io fossi stato assente durante la lettura.
Perdita della memoria patologica? Credo di no, per altri testi la memoria è ferrea. Per questo credo sia successo qualcosa, un’alchimia obliante, un nichilismo contagioso intriso nelle pagine.
Questo mi dà modo di scrivere un commento del tutto vuoto, privo di qualunque contenuto.
Il che potrebbe spingere alcuni a domandarsi il motivo di un commento dichiaratamente vacuo e non sono certo io quello che frena l’insorgere di grandi domande sul senso delle cose.
L’ho letto quasi un anno fa e lo ricordo ancora bene. Forse la dimenticanza è dovuta al fatto che la realtà descritta sembri desaturata.
non so, per me quel libro è stato avvolto in una nuvola di oblio fin dalla prima pagina.
in realtà me lo ricorderò molto più di altri come il libro di cui non ricordo niente