2000battute

«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Inghiottita – Réjean Ducharme

INGHIOTTITA
Réjean Ducharme
Traduzione di Alice da Coseggio
La Nuova Frontiera 2018

È un libro difficile. Un testo difficile da leggere, difficile da accettare, difficile da ascoltare, difficile da finire. Già questo pone Inghiottita in una categoria speciale di libri che si propongono per la prima volta in edizione italiana distaccandosi dalla consuetudine. Sono libri, questi come Inghiottita, che non strizzano l’occhio al lettore, né rivolgono un gesto accondiscendente ai lettori, ma impongono una prova di forza, di resistenza, pretendono dedizione e di sopportare le sferzate scagliate dal testo. Si potrebbe dire, forse, che è un modo antico di concepire il romanzo, un modo novecentesco, un modo anti-industriale, un modo anche estremamente intimo, dove per intimo si intende il ribollire della follia nascosta, dei sentimenti sfrenati, dello stato ferino della coscienza che l’autore mette in mostra e che il lettore deve fare propri. Non robaccia da classifiche, per intenderci, ma da adepti.

Ducharme lo scrisse nel 1966, venticinquenne, l’opera d’esordio, un capolavoro di scrittura selvaggia e furiosa che può a tratti ricordare la furia artistica della trilogia di Beckett, ma anche l’avanzare della putrefazione della coscienza dei personaggi di Céline; qualcuno l’ha paragonato a Holden, ma a me sembra fuori luogo perché non è il disincanto che si accosta al cinismo il tratto di Bérénice quanto lo sprofondare in un maelstrom dell’anima che non ha fine né salvezza.

Bérénice Einberg è l’interprete di questo monologo infinito, cupo, nevrotico, frammentato in innumerevoli scene fulminee che si aprono e chiudono nello spazio di uno scatto di nervi incontrollabile. Personaggio tutto compreso nella sua disperazione esistenziale che la invade fin da bambina e la trascina in una guerra solitaria intrapresa contro tutti e tutto, autodistruttiva, nichilista, senza speranza di successo. Apologia della sconfitta e dei perdenti. Attorno a Bérénice si muovono comprimari dai tratti irreali, figure deformi di una visione sfocata: la madre, il padre, lo zio, il rabbino, il fratello, l’etereo alter ego Constance. Sullo sfondo il canovaccio di dieci anni di vita di Bérénice, un deragliamento senza tregua, scivolando sempre più ai margini, sempre più in mondo di follia incontrollabile e forsennata.

Il testo ha una prosa originale e raffinata fatta di strappi e ricuciture, piccoli camei nei quali inscrivere immagini sporadiche e tirate nevrotiche di rabbia incontrollata. Ducharme era scrittore di enorme talento che qui riesce a ricreare un ritmo angosciante sul quale è impresso il sorriso amaro della furia disperata di Bérénice. Bravissima la traduttrice Alice da Coseggio che restituisce le piroette stilistiche di Ducharme in un italiano multiforme e musicato.

È un libro ruvido, per lettori sofisticati, pieno di durezza e sfumature sottili, con un personaggio femminile da ricordare tra i più memorabili.

Bisogna che l’arpione continui, che il tetto tenga. La ruota non deve fermarsi. Soffro – din din. Ma il sifone porta bene. Ho le mani insanguinate. La canapa del tirante me le ha pelate come la grattugia la carota. Sono appesa a un tirante che dondola nel vuoto del soffitto dell’universo. Per non cadere nel vuoto devo, con la sola forza delle mani, sostenere tutto il peso del mio corpo e tutti i pesi della mia anima. La mia anima partirà da un secondo all’altro con un gran grido: divento pazza. Bisogna che trattenga la ragione a due mani, che le torca il collo perché non si disperda, perché rimanga, perché non si volatilizzi, perché non sfugga da me come fa il gas da un pallone che si squarcia. Ho voglia di fare drammi.
Mi regna nel cuore una grande tenerezza per il professore di chimica. Due piccioni si amavano di tenero amore…
«Cos’è il fenolo, Bérénice Einberg? Risponda. Cos’è il fenolo?»

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Questa voce è stata pubblicata il 31 marzo 2018 da in Autori, Ducharme Réjean, Editori, laNuovafrontiera con tag , , .

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