«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
GUIDA ALLA LETTERATURA GOTICA
Fabio Camilletti
Odoya 2018
Che è sta robba? – vi sento già. Lo so, la prima impressione è questa. Anche io ho pensato Che è sta robba? – e in effetti le prime due cose che si vedono, il titolo e la copertina sono le parti peggiori del libro. “Guida alla” è antiseduttivo come un paio di calze velate color carne, respinge nei territori spiacevoli delle antologie scolastiche e dei manuali per turisti, instilla il sospetto della pedanteria e delle presentazioni didascaliche. “Guida alla” è sinonimo di noia, noia micidiale, noia che scoraggia.
La copertina amplifica l’effetto. Da un certo punto di vista è azzeccata, nel senso che ben si accorda con la natura noiosamente scolastica di “Guida alla” con quella madonna pensosa, se non addirittura afflitta o derelitta, un incentivo alla lettura del volume di quelli senza dubbio vincenti, e la decorazione word cloud (drammaticamente tradotta in italiano con nuvola di etichette), uno degli elementi onnipresenti nelle presentazioni commerciali tristi di mezzo mondo e pure passata di moda. Anche all’interno la grafica risulta eccessiva con un’abbondanza di elementi goticheggianti e ricami che dal gotico debordano nella decorazione di pasticceria e nella condizione di chi si è fatto prendere la mano nella composizione.
Peccati veniali, si può dire, ma non per questo peccati irrilevanti.
Qui però finiscono le critiche e si passa alla sorpresa di un testo scritto con brio e ottimamente organizzato, allegro e spesso divertente. Fabio Camilletti dimostra ampiamente la sua competenza in materia, ma anche dimostra di sapere come raccontare senza pedanteria o inutile sfoggio di erudizione. Per questo “Guida alla letteratura gotica” è piacevolissimo da leggere, sia che esista un interesse specifico per il gotico, sia che lo si faccia per pura curiosità. La letteratura gotica, sviluppatasi a cavallo di Sette e Ottocento, è letteratura cimiteriale fatta di storie di morti e fantasmi, ma è anche per molti versi letteratura moderna, rompe con molti schemi della letteratura classicista e precede la letteratura contemporanea. Non è un caso che avanguardie artistiche del Novecento l’abbiano riscoperta e molto apprezzata. È anche principalmente letteratura inglese e spesso femminile, i cui tentacoli si sono allungati a tutta Europa e hanno contaminato autori che difficilmente vengono accostati al gotico. La discussione che Fabio Camilletti propone su Manzoni e Leopardi nei quali si possono, a suo dire, ritrovare echi della tradizione gotica, è acuta e stimola riflessioni, anche critiche, naturalmente.
L’apparato ci citazioni e riferimenti è ben calibrato, non eccessivo tanto da cadere nell’enciclopedismo, ma nemmeno scarno o scolastico. Chi non è già cultore della letteratura gotica trova sicuramente spunti e riferimenti interessanti per ulteriori letture, spaziando dai classici di Mary Shelley e M.G. Lewis, passando per Schiller, E.T.A. Hoffman e molti altri, fino a raggiungere Sade e Pasolini.
Va ribadito, per sfatare un malinteso che spesso ricorre, che la letteratura gotica, ma pure l’arte gotica in generale, non è funerea, depressa, drammatica e cupa, ma l’opposto. È fatta per divertimento, spassosissima e soprattutto dotata di quella leggerezza di spirito che rende possibile ironizzare su morti, cimiteri, fantasmi, cadaveri vagolanti e seducenti vampiri e vampiresse.
Il gotico inteso in senso depressivo e suicidario è un’aberrazione dell’epoca contemporanea che ha dimenticato cosa significa leggerezza di spirito. La surreale comicità della Famiglia Addams è molto più fedele allo spirito della letteratura gotica.
Bello. Piacevolissimo, viene voglia di leggere alcuni dei testi citati, altri lavori di Fabio Camilletti e pure altre “Guide alle” di quei bravi editori di Odoya. Forse mi devo anche ricredere su titolo e copertina che a pensarci bene sono parecchio gotici pure loro.
Un giovane – forse già fidanzato ma comunque in cerca di avventure galanti – gironzola per le strade e le piazze di una grande città; a volte si tratta di un ‘affollata sala da ballo, altre volte della galleria di un museo, ma costantemente – in ogni caso – di un non luogo, dove transita gente di ogni sorta e i volti sono, per la maggior parte, ignoti. Una sconosciuta attrae la sua attenzione. C’è qualcosa di strano in lei, di lievemente sinistro ma al tempo stesso di sensuale, spesso – ma non sempre – è bionda, a volte vestita di bianco o con abiti incongruamente eleganti; e non è raro che il suo collo presenti qualcosa di curioso, una voglia bene in vista, oppure un accessorio – una parure, un collier, un foulard -che ne nasconde una parte.
Miss America Vampire 1970