2000battute

«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

«…Il monaco nero in grigio dentro Varennes» – Georges Dumézil

«…IL MONACO NERO IN GRIGIO DENTRO VARENNES»
Sotie nostradamica seguita da: Divertimento sulle ultime parole di Socrate
Georges Dumézil
Traduzione di Gioia Zagnanelli
Adelphi 1999

Ho fatto una cosa così: c’erano le offerte di Adelphi ma non avendo alcuna necessità di acquistare nuovi libri, considerato quanti ancora ne ho da leggere, e non avendo nemmeno lo specifico desiderio di acquistare nuove uscite, mentre ho la grammatica di lingua assira del tipo cuneiforme alla quale voglio dedicare tempo, mi sono detto: scaviamo un po’ nel grande catalogo Adelphi alla ricerca degli aberranti, dei deformi, dei fuori scala e categoria. Ricordavo Rozanov, lo straniamento che provoca Rozanov, ad esempio.

Sono insofferente ai libri che ostentano la buona logica editoriale e imprenditoriale capitalista, per questo di norma detesto gli autori americani prodotti standard della catena di montaggio dell’editoria. Detesto le loro etichette presuntuose da supermercato, “il maestro del racconto on the road”, “la maestra del racconto breve”, quanta banalità. Odio i best seller, detesto i libri che occhieggiano alla televisione o al cinema, la pulizia stilistica che educatamente sfugge all’ossessione mi deprime, la bigotteria delle buone forme mi tedia, i libri delle scrittrici per le lettrici non ho la pazienza di sopportarli come i libri maschi per i maschi, i libri gay per i gay, i libri ramarri per i ramarri, le brave persone, i bravi padri di famiglia, le madri amorevoli, queste normalità che invadono i cataloghi editoriali sono insopportabili, allo stesso modo degli scrittori e scrittrici ancora vivi che escono dalla gabbia tipografica e pretendono di parlare, di rappresentare, di impersonare e imbonire come saltimbanchi di fiera. Mi deprime tutto questo eccesso di normalità, questa ipernormalità o ultranormalità, banale, noiosa, micragnosa.

E così ho scavato ed estratto gli aberranti dal catalogo Adelphi in saldo di mezza stagione..

Questo è il primo. Sotie Nostradamica non poteva essere ignorata. Si comprende subito che trattasi di uno scherzo o dell’opera di un folle. Propendo per lo scherzo, essendo Georges Dumézil insigne storico delle civiltà indoeuropee.

La cifra stilistica del testo è il continuo porsi della scelta tra avere un qualche senso intelligibile a mente comune oppure essere del tutto privo di senso e quindi incomprensibile. Per lo più è privo di senso e incomprensibile. Ho proceduto per larghi spazi costellati di segni tipografici che riportavano parole e frasi ben tradotti dalla professionale traduttrice, allo stesso modo di quanto Tarkovsly faceva vagare i suoi interpreti muti in paesaggi rurali avvolti nella nebbia dalla quale emergevano rovine, calcinacci, vecchi muri e ovunque, come un destino, l’acqua che sgocciolava in rigagnoli probabilmente putridi che serpeggiavano, grandi pozze fumose nelle quali corpi informi di uomini e donne si immergevano come cetacei o foche o trichechi. Tarkovsky era maestro di inquadrature e di ritratti, Dumézil invece non inquadra e non ritrae nulla, solo un’astrazione del pensiero, una fuga irreale nella speculazione intellettuale partendo da una profezia del ladronesco Nostradamus che apparentemente, inaspettatamente appare rivelare una prescienza inaspettata. Ma questo è solo il pretesto per un testo criptico, una fuga nella terra inabitata della lingua aulica a partire da una citazione virgolettata «…Il monaco nero in grigio dentro Varennes».

Ed è con un’altra citazione virgolettata e altrettanto inesplicabile che si chiude questo aberrante, «Noi siamo debitori di un gallo ad Asclepio…» pronunciata da Socrate in punto di morte. Perché un gallo, perché proprio il dio Asclepio e perché proprio quella frase come congedo? Ancora, Dumézil produce uno scherzo aulico, un dialogo da commedia neoclassica che non significa nulla, non illumina, certo niente aggiunge alla storia di Socrate, ma soltanto esiste in quanto pronunciato con parole mute, da leggere, non da recitare.

Questo libro è senza dubbio un aberrante, il primo, a cui altri ne seguiranno, se non ho sbagliato a scegliere, ma questo lo si scoprirà.

Lunga vita agli aberranti, vita lunga e tormentosa nelle periferie dei cataloghi.

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Questa voce è stata pubblicata il 1 dicembre 2018 da in Adelphi, Autori, Dumézil, Georges, Editori con tag , , , .

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