«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
MAGGIO ’68 – Cronaca di una rivolta immaginaria
Roberto Gobbi
Neri Pozza 2018
È un libro piccolo e svelto che Roberto Gobbi, giornalista a lungo caporedattore del supplemento Sette del Corriere della Sera, scrive con l’intento di fare una cronaca degli eventi del Maggio ’68 parigino come un fuoco che divampò improvviso e accecante, ma che altrettanto repentinamente si spense lasciando un lungo strascico di delusione e cinismo.
Non è certamente un testo fondamentale per conoscere gli eventi del ’68 in una prospettiva storica ampia e con la dovuta ricchezza di fonti e di analisi, ma non pretende nemmeno di esserlo, e di questa chiarezza di intenti va dato atto e merito a Gobbi. È l’opera di un giornalista che cerca di fare un reportage a distanza di cinquant’anni per cercare, forse, di ribadire che guardare gli eventi di quel mese parigino ancora oggi deve essere fatto perché porta nuovi spunti di riflessione sul presente; ma anche questo Maggio ’68 cerca di fare quello a cui un buon reporter dovrebbe sempre aspirare: distinguere i fatti dalle interpretazioni, contestualizzare per collocare l’azione in una cornice di riferimento chiara. Che il maggio ’68 venga da tutti ricordato in questo modo perché appunto i fatti salienti si concentrarono in un solo mese è un dato spesso dimenticato e altrettanto spesso strumentalizzato per giustificare questa o quella propaganda. Al termine del maggio ’68, le elezioni le vinse di nuovo De Gaulle e la restaurazione, non vinsero la rivoluzione e le idee nuove. Il resto è storia dagli anni ’70 fino a oggi, della quale ancora tentiamo di dare conto per comprendere come siamo giunti allo stato del mondo attuale.
Gobbi mescola aneddoti ed episodi ben scelti e descritti all’interno di una narrazione più ampia degli eventi e del loro svolgersi concitato. I protagonisti, Cohn-Bendit per la figura carismatica che ebbe, ma anche gli altri leader studenteschi, sindacali, industriali e politici vengono rappresentati in una prospettiva politico-sociale equilibrata. Lo stesso prefetto Grimaud, nella ricostruzione di Gobbi, è uomo di molta umanità che svolge fino in fondo il suo compito di capo della polizia, ma comprende le ragioni della rivolta. È una scelta quella di Gobbi, le due parti che si fronteggiano sulle barricate del Quartiere Latino, studenti e polizia, sono i buoni della storia, in fondo, violenti ed estremi entrambi, ma entrambi onesti nei loro ruoli di rivoltosi da una parte e servitori del potere costituito dall’altra. Una infatuazione pasoliniana in questo forse si scorge.
I cattivi, i deprecabili, i condannabili sono quelli che vincono, i difensori dello status quo, i reazionari, sia quelli dichiarati, De Gaulle con i gaullisti e la borghesia conservatrice francese, sia la sinistra del Partito Comunista francese e parte dei sindacati, la cui preminenza nel rappresentare l’opposizione a De Gaulle sembrava minacciata dall’onda anarchica della rivolta studentesca. Di nuovo, è una scelta quella di Gobbi, anche se sono molte le ragioni per individuare il fetore del peggior conservatorismo e difesa di posizioni precostituite sia nella destra politica tradizionale, sia nella sinistra radicale.
Il sottotitolo scelto dall’autore recita Cronaca di una rivolta immaginaria e a me non piace, avrei usato immaginata invece di immaginaria, preferendo riportare il senso a chi, un giorno, non importa quando e dove, immaginò di poter sovvertire l’ordine costituito, le ingiustizie e i privilegi e la presa che certuni stringono su tutti gli altri. Falliscono tutte le rivolte immaginate? Forse sì, ma forse è anche l’unico modo in seguito per ottenere qualcosa. Io avrei scelto di riportarmi a chi ha immaginato di cambiare il mondo, anche se è durato solo un mese. Usando immaginaria Gobbi invece parla ai presenti, con un intento educatamente polemico, si rivolge a tutti quelli che di una rivolta di un mese ne fanno una narrazione rivoluzionaria ad uso e consumo degli scopi dettati dal momento e dalle circostanze.
Non so, forse perché io non trovo interesse a rivolgermi educatamente ai manipolatori e ai propagandisti, mentre preferisco chi dell’immaginazione si è illuso.
Una buona lettura, apprezzata.