2000battute

«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Sull’Iliade – Rachel Bespaloff

SULL’ILIADE
Rachel Bespaloff
Traduzione di Simona Mambrini
Adelphi 2018

C’è ancora un posto al mondo, oggi, per leggere commenti all’Iliade? Lo stesso per l’Iliade stessa, che posto le è rimasto, da che purtroppo ha smesso di essere l’epopea generatrice della cultura europea, per diventare niente più di una saga divertente di uomini muscolosi e rissosi, donne ipersessualizzate e strani supereroi che aizzano ora l’uno ora l’altro duellante?

Davvero, me lo chiedo e non in senso retorico, c’è ancora un posto per libri come questo o sono niente più che bizzarrie fuori dal tempo, al più reperti storici su come letterati novecenteschi passavano il loro tempo? Me lo chiedo perché io non lo vedo più uno spazio e un posto, in questo mondo, anche se so che c’è. So che c’è, ma non so più dove, in che luogo, in che forma. Continua ad averlo in un altro mondo, parallelo, antimaterico, allucinato, sceglila tu l’allegoria che più ti garba, per me una vale l’altra, tanto vogliono tutte dire la stessa cosa: che se pensi che ci sia ancora un posto al mondo per libri come questo allora forse stai fuori di testa, vedi fantasmi, senti voci, vivi nei ricordi contraffatti dalla tua psiche, ti sei costruito il tuo mondo fantastico, coi tuoi amici immaginari e solo lì, l’Iliade e chi la commenta, sono ancora voci che parlano di cosa siamo e come siamo, sono i nostri testi sacri, fonte di pensiero, dai quali tutto è conseguito. È il nostro sanscrito, per citare un altro libro che sta in un mondo parallelo. Per tutto il resto, una che oggi si mettesse a commentare l’Iliade sarebbe non troppo diversa dai matti che un tempo si proclamavano Napoleone o Cristo, ora a dire il vero cosa si proclamino i matti non lo so, forse pure loro hanno perso gli eroi nei quali immedesimarsi.

Però essendo anche un oggetto commerciale, con un prezzo e tutti gli altri accessori del mercato e della moneta, evidentemente, mi viene da dire, ancora un piccolo ingranaggio di questo mondo riesce a movimentarlo questo librino, un ingranaggio piccolissimo, immagino io, come pure piccolo è il libro. I fuori-di-testa hanno un valore commerciale, per ora, ma non per molto, un po’ come un pesce in via d’estinzione che per qualcuno provvede ancora a fornire un pranzo e una cena, ma non durerà a lungo, anzi, sta già iniziando a digiunare qualche volta, o a cavare rape dal terreno.

Per cui, mentre me lo rigiro per le mani e riguardo il titolo, Sull’Iliade, fa anche un buon odore di carta,  se ancora ti interessano queste romanticherie anacronistiche, mi domando chi abbia sbagliato, quando sia avvenuto l’errore che ha dato il via a tutta questa perdita di senso, in che momento e dove è scattato il meccanismo che ha prodotto il grande deragliamento. Tanto che l’Iliade, perfino l’Iliade, è diventata insignificante, come un bassorilievo etrusco o una porta babilonese.

E allora, perché leggere cosa aveva da osservare Rachel Bespaloff sull’Iliade? Risponditi, il più onestamente che puoi.

Qui, attraverso la storia, Omero tocca il fondamento dell’orrore nell’universo, un orrore che non conosce epilogo né redenzione. Non è intorno alle mura di Troia che l’inseguimento del predatore e la fuga della preda si protraggono all’infinito, ma nella cerchia del Cosmo. «Li guardavano tutti gli dèi». Con uno sforzo che diremmo sovrumano se non fosse la misura e l’apice dell’umano, Ettore finalmente riprende il dominio di sé e affronta il nemico. «Non fuggirò più, figlio di Peleo… ora il mio cuore mi spinge a starti di fronte, sia vincitore o sconfitto». Ciò che prima ha fuggito, ciò che ora affronta non è «l’immenso Achille», ma il proprio destino – l’attimo sancito in cui sarà gettato in pasto all’Ade. Almeno non morirà senza aver lottato, né senza gloria. Morente, implora un’ultima volta Achille di non abbandonare il suo corpo ai cani. Un’ultima volta il vincitore, ebbro di crudeltà, oppone il suo ostinato rifiuto. In quell’istante Achille è consapevole di non essere più un uomo e lo ammette: «Non ci sono patti tra gli uomini e i leoni… tra me e te non ci può essere mai amicizia».

Un commento su “Sull’Iliade – Rachel Bespaloff

  1. Maurizio Mancini
    27 aprile 2019

    vado subito a comprarlo…

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Questa voce è stata pubblicata il 27 aprile 2019 da in Adelphi, Autori, Bespaloff, Rachel con tag , , , , .

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