«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
BREVIARIO DEL CAOS
Albert Caraco
Traduzione di Tea Turolla
Adelphi 1998
Commento di Cornelio Nepote
Adoratissime nebulose di seni globulari, dame di madreperlacea concupiscenza,
sono stato avvelenato da una lingua di mandorla che è scivolata nel mio esofago come una biscia lanciona e ora mi protraggo nell’agonia.
Prima il tarlo mi fu insinuato con esortazioni che fecero leva sulla mia atlantica curiosità. Poi il tarlo mi fu conficcato ancora più nel profondo, fin dentro la materia grigia, a cavalcioni del thalamus dorsalis dove prese a rodere gangli mai svelati. Infine mi fu mostrato, sventolato sotto al naso, anzi sopra al naso, dall’alto di un piedistallo la traditrice lo estrasse con gesto repentino e me lo lampeggiò, come esca davanti a una rana di fosso. Abboccai e fui condannato a macerarmi nella pena.
Caraco! Maledetto Caraco!!!! Che voi stiate bruciando nella graticola del inferno! Maledetto!
Vietatelo! Presidente della Repubblica, Sua Eccellenza lo vieti per carità!
Ritiratelo dal commercio e condannate il baratto, il mero possesso e la detenzione abusiva!
Fate scomparire Albert Caraco, demone! Satanasso! Azazel!
Tarlo nel cervello!
Tarlo!
Tarlo!
Toglietemelo!… Estirpatemelo!… Amputatemelo!… Toglietelo! aiuto un dottore aiuto aiuto
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agonizzo rotolando sul lastrico polveroso gridando il nome del maledetto…
la verità! la verità! la Verità maledetto! …che voi siate maledetto in eterno per aver pronunciato la verità!
…
per averla perfino scritta! scritto la Verità! Pazzo! Vi siete meritato la vita di sofferenza che evete avuto! Avete atteso la dipartita del vetusto genitore per procedere a porre fine all’indicibile vita vostra? Come se non lo avessi capito! Stolto! Essere perduto! Faustiano! Voltairiano! Più ambizioso di Icaro! Più arrogante del Pelide! Peggio di Fetonte! Caraco voi siete il peggiore di tutti!
Avete infranto l’urna più sacra delle lettere, l’urna della menzogna, l’urna della mistificazione, l’urna della commedia e della tragedia. Avete scritto solo e soltanto la verità!
… veleno!
tossina! …
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…devo rileggere, a voce alta, stentoreo, ma non riesco a produrre voce stentorea, mi s’azzoppa in gola, solo voce sdrucita, voce da ratto di vicolo, allora leggo con voce da ratto di vicolo dall’alto del terrazzo, al parapetto, mi sporgo, vorrei declamare al popolo dei ratti:
Siamo diventati frivoli e la frivolezza non è di buon auspicio, i nostri giudizi risentono della paura che ci divora e che neghiamo, forse in mancanza di altre risorse. I nostri padri a volte si permettevano di apparire tragici, ma era perché non vivevano come noi nell’ombra della morte, parlavano della fine del mondo sentendo in cuor loro che molte generazioni li separavano da un finale che noi sappiamo essere vicino. I nostri padri immaginavano ciò che invece a noi è concesso vedere, la loro ipotesi è ormai la nostra tesi, essi potevano scegliere tra morire e vivere, mentre noi stiamo già sopravvivendo.
non leggetelo! per carità degli dei, signore ardentissime, dame vanitose, regine di bellezza polpiforme, non leggetelo! non infilate la mano nel cesto dell’aspide, non inalate i fumi velenosi, l’acido corrodente che vi consumerà dall’interno fino a spolparvi. Non fatelo, vi supplico!
Il mondo ha bisogno della menzogna tutti abbiamo bisogno di vivere mentendo mentendo continuamente ogni respiro è una menzogna ogni gesto una menzogna il cuore che pulsa mente ignaro del pudore, i lobi cerebrali coalizzati mentono tutti all’unisono tutto deve essere una menzogna per rendere la vita tollerabile per gioire per godere per sognare per costruire il tempo per generarsi
gli scrittori sono mentitori come i preti sono mentitori come i genitori sono mentitori come gli amanti sono mentitori come i santi sono mentitori come i maestri sono mentitori come i neonati sono mentitori
tutti per vivere sono mentitori…
E voi Caraco, ircocervo alligatore ragno infetto, cosa avete fatto? La morte la catastrofe definitiva la distruzione il fallimento l’apocalissi l’assenza di menzogna… Pazzo! Pazzo!
Attentatore! Sobillatore! Volevate minare la società? Volevate diffondere la pazzia? Volevate vendicarvi per la vostra miserabile esistenza prima di farvi saltare le cervella? Cosa volevate fare con questo libro demonico grondante veleno dispensatore di follia sotto forma di verità? Cosa? Dite! Parlate! Lo so che ci siete!
E tu… tu!… Circe, circense, volevi fare di me il tuo maiale… giannizzera del satanasso che mi hai corrotto con l’inganno… tu hai vinto perché la mia agonia non avrà mai fine, il veleno continuerà a circolare per sempre, il demone di Caraco visiterà i miei incubi nei secoli a venire, l’ombra della Verità che già conoscevo e tenevo ben distante da me, nel recinto delle fiere demoniache, impietosa mi si è avventata contro, ma io sopravviverò! Non vi darò la soddisfazione di schiantarmi sotto quel peso insopportabile! Mentirò, ancora di più disperatamente insistentemente fino ad allontanare la fiera, fino ad allentare la morsa unghiata di Caraco che mi stringe alla giugulare.
Non avrete la mia anima e nemmeno il mio corpo, templari della Verità, la Menzogna prevarrà, il sole tornerà a sorgere e la Falsità porterà di nuovo il sereno sul golfo.
Cornelio Nepote
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Performance brillante, sei riuscito a strapparmi più di un sorriso :-). No, non lo leggerò. La vita è già abbastanza deprimente senza renderla ancora più cupa.
Addereto e annanzo ‘e pparole ce sta sempe ‘o sole, ‘a nebbia, ‘a pioggia, ‘o fummo ca saglie a dint’ terra.
E na fumeta d’o spirito malato saglie pure ‘a ll’uommene, tutti chille ca nasceno e moreno ncopp”e pprete, dint’e taute e ll’inceneritori.
E capita spesso che cchiù ce sta bisogno ‘e parole chiare e precise, cchiù s’aizano ll’onne d’o mare pecché pure ‘o mare fa sanghe amaro.
E ncopp”e spiagge arrivano parole già stanche pecché song’he pparole ripetute miliarde ‘e vote dint’a cape.
‘E pparole perdono ‘e significato, perdeno ‘e fforze, perdono l’energie, perdono ‘a verità pure quanno è critallina comm’a ll’acqua surgiva.
Chesto succere pecché s’è perz’a dignità. Senza dignità rimanimmo senza verità. Senza dignità ll’anema more e more ll’ommo e more ogni cosa.