«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
GENESI – Il grande racconto delle origini
Guido Tonelli
Feltrinelli 2019
Dopo il sorprendente successo del fisico Carlo Rovelli per Adelphi, forse anche gli editori e il pubblico italiani hanno scoperto un genere altrove diffuso e apprezzato: i saggi divulgativi (popular science) scritti da scienziati in modo accessibile a un pubblico abbastanza ampio ma non troppo, non eccessivamente semplificati tanto da stravolgere la complessità del reale per farne un racconto fumettistico, e presentati con linguaggio e stile briosi scevri da noiose esibizioni di erudizione.
Guido Tonelli si inserisce in questo filone e con Genesi riassume lo stato dell’arte per quel che riguarda le teorie sulla nascita dell’universo (per chi non lo sapesse, la teoria del Big Bang ha perso parecchi sostenitori) e la prima espansione fino alla creazione delle galassie.
Tonelli in realtà vorrebbe (o gli hanno chiesto di) spingersi fino alla nascita della vita sulla Terra, ma quella parte facciamo che non l’abbia scritta. Sta proprio in fondo, messa là posticcia, non tanto azzeccata nei dettagli, insomma, la genetica e la microbiologia non sono il suo pane e sbanda vistosamente. Quindi non ne parliamo nemmeno. Prima invece, sull’astrofisica, come la racconta gli viene bene ed è interessante.
Non ci sono formule né equazioni, quindi niente paura per chi non vuole vedere della matematica, però, per fortuna non risparmia del tutto di discutere concetti che richiedono di focalizzare l’attenzione: vettori, relatività, campi, forze… non sono semplici termini evocativi da poter interpretare a sentimento, ma hanno un significato preciso, anche nell’opera divulgativa. Uno sforzo di comprensione è richiesto.
È questo il punto importante da chiarire bene e che in Italia sfugge a parecchi: l’opera divulgativa non è rivolta a tutti. Non esiste nessuna opera rivolta a tutti. Nemmeno un quotidiano è rivolto a tutti. Ci sono narrazioni di scienza rivolte agli ignorantissimi, tipicamente fatte in programmi televisivi o giornaletti settimanali, che spesso sbracano nella pseudoscienza, per non dire nella superstizione e nelle balle colossali. Poi ci sono narrazioni di scienza rivolte a chi ha una certa istruzione di base tale da fargli percepire la differenza tra una divulgazione di facile comprensione ma fatta con serietà e il caso precedente (di questa tipologia Piero Angela è l’eroe indiscusso). Dopo ci sono i divulgatori come Carlo Rovelli o Guido Tonelli che non solo richiedono un minimo di istruzione di base, ma anche una qualche familiarità con discorsi scientifici per comprendere concetti che, seppur presentati in modo semplificato, sono complessi. Oltre ci si avvicina al territorio degli specialisti o, almeno, degli appassionati di una o l’altra scienza, dove le opere devono avere un contenuto informativo di spessore.
Quindi, tolta la fascia piccola degli specialisti e appassionati, in Italia spesso si è pensato che la divulgazione scientifica dovesse essere al più quella di Piero Angela, e tanta grazia che almeno quella ancora resisteva e faceva argine alle baracconate indecorose. Questo è stato un grande errore. Un po’ come la faccenda che in Italia non si leggono racconti. Fissazioni ottuse difficili da estirpare.
Esiste un pubblico che vuole leggere buona divulgazione scientifica, come ce ne è tanta altrove, nel mondo anglosassone in particolare, fatta con competenza, serietà e ottimi standard qualitativi.
Quindi, bene Carlo Rovelli, bene Guido Tonelli, avanti gli altri bravi divulgatori scientifici, italiani o stranieri che siano.