«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
IL MAGO M.
René Barjavel
Traduzione di Anna Scalpelli
L’orma 2019
Commento di Cornelio Nepote
Ah-aaaahhh… oh-ooooohhh… carissime madame, spiaggiarroventate, rosolate, tacchinate, vestite di bikini ghepardieux, di parei leopardieux, ma cosa vi state perdendo… una scoperta… un incontro da flaneûr, il Principe Serendip ha attraversato il mio cammino, un giorno di sole tempestoso, in una stazione ferroviaria calcasudata… entrai, con largo anticipo sui rovesci del destino e del pensiero, e ciabattando ozioso tra anonimi scaffali e coste affaticate, guardando un po’ volumi inanimati e un po’ creature animate, mi imbattei in un titolo bizzarro, Il mago M. condito con una copertina misteriosa, notturnale, civettuola vi avrei detto se foste state presenti al fatto.
Che libro è mai questo?—domandai all’aria. Nessuna risposta mi venne incontro. Allora lo sfogliai—Un franzoso! Procedere con cautela!—poi lessi qualcosa. La storia di Merlino e Artù! Diamine! – e la vita riprese a sbuffare come una caldaia in pressione—Merlino, Artù, il Graal! Che meraviglia! Non ne ho mai abbastanza! Ancora, ancora!— e così dicendo lo barattai con una banconota e qualche moneta.
Salito in carrozza e sistematomi lontano dai caldosbuffanti, iniziai a leggere e le ore presero a scorrere sentendomi come pesce in una boccia d’acqua nella quale nuotavo scodando. Era un tempo infinito seppur ridottissimo, una lettura vorace come orsi al risveglio dal letargo, una delizia per il palato, un elisir per il corpo, in pratica un piacere inaspettato.
Che storia favolosa! Che magnifica interpretazione del canone! Questo Il mago M. racconta ancora una volta la saga dei cavalieri e di Merlino e della ricerca del Graal, ma lo fa in modo sorprendente, lo fa in modo erotico. Erotico? Esattamente, madame care che vi siete subito rianimate al solo pensiero del cavalier servente e delle dame avvinghiati all’ombra di castelli nella selva, è proprio così. Il filo che lega tutte le storie della saga, l’epica e la morale, il sacro e il profano non è altro che la donna e l’amore, la donna e la passione, la donna e il sesso, siete voi le protagoniste della storia, Dio e il Demonio, Merlino e le sue magie, i cavalieri della Tavola Rotonda, Re Artù, i duelli, il destino, il Graal, la coppa dell’Eden e di Cristo, tutto ruota attorno a voi. Voi decidete il destino degli uomini, del sacro, del mondo, perché è attraverso di voi che scorre il fiume della passione e dell’amore, la forza che soverchia tutte le altre.
La fede nel Signore o l’amore terreno è messaggio cristiano, ma ancora prima era messaggio silvano, rito ancestrale, che scava pozzi profondissimi dei quali nessuno vede il fondo. Qui René Barjavel lo riprende, ma a modo suo, toglie la mistica e aggiunge l’eros, leva il rito e ci piazza la passione, eseguendo così una interpretazione magistrale nella quale tutti non pensano altro che a scopare, sono tormentati dall’astinenza dei lombi, la placano con le magie più delicate e le avventure più scapicollate, ma alla fine sempre là tornano, come nel grande maëlstrom che tutto inghiotte. Alla fine, la pace e la felicità si trova solo tra le braccia dell’amata e dell’amato, nudi, rotolandosi in copule infinite. Fuori di questo, solo guerra, distruzione, violenza, che né Dio né il Graal riescono a placare.
Ma che meraviglia! La storia erotica del Santo Graal e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, una storia memorabile.
«Lassù?»
«Lassù ci sono altri mondi, tanti quante le gocce del fiume.»
«E Dio?»
«Dio? Per arrivare a Dio la vita potrebbe metterci tutta l’eternità… Ebbene, forse per questo colui che troverà il Graal dev’essere vergine. Dev’essere sottratto al corso del fiume, liberato dal desiderio che lo travolgerebbe nella corrente e lo renderebbe uno schiavo in tutto e per tutto simile agli altri miliardi di schiavi, uomini o bestie, lanciato nella stessa missione: assicurare la continuità della vita.»
«Allora l’amore è soltanto un inganno?»
«Secondo te?»
«Secondo me nulla di ciò che mi hai mostrato ha importanza rispetto quello che ho da dirti.»
«E cos’hai da dirmi?»
«Che ti amo» rispose Viviana.
Il cristianesimo ha mutilato l’amore , la donna. La sua potenza e sacralità ancestrale. Non è riuscito sulla sua potenza biologica.