«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
IL VICHINGO NERO
Bergsveinn Birgisson
Traduzione di Silvia Cosimini
Iperborea 2019
Commento di Cornelio Nepote
Il masochismo è reale. La realtà è pena autoinflitta. Il destino è dolore rivelato.
Leggere Il vichingo nero è cosa per penitenti. O per asociali. Io sono entrambi, penitente e asociale. Oppure si legge per finta, solo per dire di averlo fatto ma senza averlo veramente fatto. Per fare i mondani che dicono che Iperborea è una garanzia. A me quelli di Iperborea non stanno simpatici. I loro libri di più.
Il vichingo nero è lettura di fatica. Fatica asinina. Da bestia da soma, È disciplina autoimposta. Inutile disciplina. Autoimposta con lo scudiscio, se serve. Io ho usato il rhum come scudiscio. Un’amica mi ha detto: “A me il rhum fa schifo, mi fa vomitare”. In effetti, la capisco, ma io lo bevo, soprattutto quando devo fare la bestia da soma. Il vichingo nero è spirito protestante. Un buon cattolico non legge Il vichingo nero, troppa penitenza da accettare in silenzio per un cattolico, non è abituato. Un cattolico deve inginocchiarsi davanti a un’icona. Un protestante è più abituato. A non inginocchiarsi davanti a icone. Preferisce farlo davanti a ciarlatani in carne e ossa.
La storia della colonizzazione dell’Islanda da parte dei vichinghi della Norvegia occidentale. Mi sono chiesto: però la Norvegia è molto sottile, che differenza passa tra occidentale e orientale? 10 km? 50 km? 100 forse? Come tra Bologna e Cesenatico. Ho pensato che è come dire che a Bologna sono occidentali e a Cesenatico sono orientali. Me lo ricordo dalle vacanze di infanzia, con la madre e il padre. In effetti, i romagnoli sono un po’ orientali. I bolognesi no, sono chiaramente occidentali. Sarà lo stesso in Norvegia. Prima di emigrare sul lastrico solare napoletano, con vista sui Quartieri Spagnoli, al profumo di tesoro di San Gennaro e passacaglie monastiche, ho avuto un’infanzia romagnola. Ma solo d’estate. Ricordo solo delle gran birre gelate. E grosse donne nude.
Ora scrivo dal monastero. Mi ci sono rinchiuso da più di un mese. Non parlo con nessuno. A gesti e a movimenti di mento comunico con le suore. Mi nutrono quanto basta. Acqua, niente rhum. Per il resto rimango in silenzio. Guardo soprattutto le formiche in fila. È un’osservazione del massimo interesse. Hanno una ragione non di vita, ma di azione. Agiscono per necessità. Io riesco a rimanere immobile e in silenzio per necessità. Anche tutto un giorno. Poi la sera devo muovermi. Ma non riesco ad avere una ragione per agire. Per questo osservo le formiche.
Non ho più interesse per le forme femminili. Seni, cosce, glutei, labbra. A volte ci penso, ma ora sono distanti. Estranee. Mi sono ostili, la dolcezza è svanita, è rimasta la diffidenza. Per questo leggo dei vichinghi e del vichingo nero. È una lettura che a pensarci non dovrebbe esistere. Perché mai una persona nella concitazione della vita e delle faccende quotidiane dovrebbe decidere di leggere un tomo considerevole sulla storia della colonizzazione d’Islanda da parte di un gruppo di rozzi e sudici vichinghi? Per di più capeggiati da uno nero, brutto e mongolo. Mongolo di lontana discendenza, s’intende. La popolazione residente sulle rive del Mar Bianco lo era. Questo lo era per discendenza materna. Il padre, re vichingo aveva rapito e stuprato la madre, in pratica. Poi ne aveva fatto la regina.
Chi di voi sa dov’è il Mar Bianco? A chi di voi interessa? Io ho pensato: Ma dov’è il Mar Bianco? Poi ho capito. Nord ovest della Siberia. Posti inospitali popolati da gente scura. I samoiedo, tra gli altri. Chi sa che i samoiedo sono una popolazione, non solo una razza di cani? Io lo sapevo. Certo, i samoiedo.
Voi per sapere del Mar Bianco e dei samoiedo vorreste leggere Il vichingo nero? Il senso è la penitenza. Autoinflitta. Leggere è scontare una colpa. Altro che storie. Se volete divertirvi andate alla balera e smanacciate glutei.
È interessante la storia dei vichinghi in Irlanda. Quella non la sapevo. I vichinghi erano dei veri pezzi di merda. Rapivano gli irlandesi e le irlandesi e in catene li imbarcavano e li facevano diventare loro schiavi. Gli islandesi hanno geni irlandesi proprio per quello. Vengono dalle schiave irlandesi che quei pezzi di merda di vichinghi norvegesi rapivano mentre loro, le povere contadine irlandesi, se ne andavano a messa in Irlanda.
Poi uno dice che gli irlandesi sono orgogliosi e vogliono gli inglesi fuori dalla loro isola. Non è molto difficile capirlo, dopo che per secoli tutti i pezzi di merda sassoni e scandinavi sono andati a casa loro a rapirli, schiavizzarli e ridurli alla fame. Anche i norvegesi ho idea che non siano proprio amati in Irlanda. Tollerati, probabilmente, ma amati secondo me no.
Poi c’è la faccenda dei trichechi. I vichinghi dipendevano dai trichechi. E quindi, intelligentemente, li hanno sterminati, fintanto che alla fine non si sono quasi sterminati tra di loro. I samoiedo anche loro dipendevano dai trichechi, ma non così tanto e sono stati attenti a non sterminarli. I vichinghi norvegesi invece no. Sterminavano i trichechi in una baia. E i trichechi scappavano in una baia più lontana. Allora li sterminavano nella baia più lontana. E i trichechi andavano ancora più lontano. Alla fine non è rimasto più neanche un tricheco in Norvegia, in Irlanda e pure in Islanda. Tutto merito dei vichinghi, che dai trichechi praticamente dipendevano in tutto e per tutto. È la storia di un popolo di imbecilli. Come poi lo sono quasi tutti i popoli, alla lunga. Tranne i samoiedo e pochi altri dei quali però a nessuno importa niente. Tutti i popoli hanno creato i miti fondativi, le saghe, le leggende. le odissee, gli dei e il tempo prima del tempo. Tutti hanno avuto il problema di dare un’apparenza di dignità al gruppo di imbecilli rozzi e selvaggi che sono stati i capostipiti. Questo è il senso dei miti. In una versione un po’ semplificata, lo ammetto. Ma prendete in considerazione questa ipotesi. Io non ci trovo niente di così sconveniente.
Insomma, questo è Il vichingo nero, almeno per quello che posso dire io. In questo periodo di distacco. Distacco dalla parola e dalle forme mondane. Un distacco come la perdita di un arto. Probabilmente soffro della sindrome dell’arto fantasma, ma senza averne perso alcuno.
Non capisco l’esigenza di parlare bene o male dei libri. Bene o male che sia. C’è chi si vanta di parlarne sempre bene e chi rivendica di parlarne sempre male. Io non capisco cosa c’entrino questo bene o male. A dire il vero io non capisco perché qualcuno voglia parlare di un libro. Parlate di un ascensore. Di una scarpa. Uno parla sempre di sé, nessuno fa altro. Parla di un libro per parlare di sé. Qualche volta parlare di un libro perché non sa cosa dire se dovesse parlare di sé. Che è comunque un modo di parlare di sé. Non esiste nulla al di fuori dell’egoismo. Fuori dell’egoismo esiste solo la tundra gelata e arida. Spazio infinito quasi desertico, popolato da sparute creature che vagano cercando di sopravvivere.
Bisogna essere egoisti anche per leggere Il vichingo nero. Che male c’è ad ammetterlo? Altrimenti, in assenza di egoismo, chi mai lo leggerebbe? Per quale ragione? Non ci sarebbe nessuna ragione. E invece, con l’aggiunta dell’egoismo, ci sono molte ragioni per leggere Il vichingo nero. Provate. È un’esperienza. Quando sarete arrivati alla storia delle schiave irlandesi mi darete ragione. Vi domanderete: Ma perché ho letto Il vichingo nero? E non saprete rispondere. Niente di meglio che per egoismo. E allora lo finirete tranquillamente senza darvi più pensiero. Imparate una storia insolita. Il Mar Bianco, i norvegesi, l’Islanda. In Islanda non c’è niente. Sono arrivati questi rozzi selvaggi e l’unica cosa che avevano erano i trichechi nelle baie, qualche maiale che si sono portati in barca insieme agli schiavi irlandesi. Niente altro. Se sono sopravvissuti è solo merito delle schiave irlandesi. Altrimenti forse a quest’ora erano tornati i trichechi in Islanda. Non sono più tornati. Bestie intelligenti i trichechi. Non sembra a vederli, e invece sono intelligenti. Sono mansueti, ma se li stermini poi col cazzo che tornano dove li hai sterminati. Hanno ragione i trichechi. Gli uomini non sono così intelligenti. Spesso.
Ora basta.
Il vichingo nero se lo leggi non ti dimentichi di averlo letto. Per varie ragioni. Gli schiavi irlandesi e i trichechi soprattutto. Anche per i samoiedo. E i vichinghi che erano dei pezzi di merda.
Ora basta, davvero.
Cornelio Nepote
Ho quasi finito di leggere “Il vichingo nero”, che mi ha attratto così come mi attraggono tutti i pezzi di storia vichinga, dal punto di vista storico e archeologico, come pure mi attrae la storia delle popolazioni umane, soprattutto di quelle poco raccontate. Pur essendo partito da una prospettiva diversa, per cui non considero un atto di masochismo questa lettura (almeno non così estremo), è straordinaria la coincidenza di impressioni con Cornelio Nepote riguardo alla considerazione, del tutto negativa, dei vichinghi quali predatori di esseri umani e di risorse naturali. Inoltre, sì, c’è un po’ di confusione nel libro tra i punti cardinali, nonché del posizionamento della Siberia ad includere la zona sub-artica della Russia, che Siberia non è.
Buona clausura Cornelio Nepote!
Sempre a proposito di comunisti che si spozzoliavano i bambini cucinati nella tiella suggerisco sia a don Cornelio che a 2000battute di prendere visione del libro di Viola Ardone Il treno dei bambini.
Diligentemente segno ogni consiglio mi giunga dall’onorevolissimo Transit, che sempre in gran considerazione io tengo ogni suo suggerimento.
Più che contento e altrettanto onorato. Grazie assai.
Ah, volevo aggiungere che i comunisti facevano benissimo a mangiarsi i bambini. Specie quelli che quelli viziati e maleducati e che pretendono tutto. Oddio, però più sostanziosi e saporiti, anche se non erano grassotelli, erano quelli più scamazzati, cioè la vastita delle moltitudini dei poveri o i cosidetti proletari e sottoproletari semplicemente perché più ruspanti e in fin dei conti veritieri. Insomma, a detta dei comunisti cannibali e antropofagi, i bambini, come si dice adesso, indigenti, avevano l’etichetta nei corpi e sulle facce. Praticamente più loro mostravano le loro origini di ultimi più venivala voglia di cicinarli al forno con le patate e gli aromi. Provare per credere.
Se mi viene qualche altra cosa poi l’aggiungo.
Credo che in molti casi siamo noi stessi a renderci così cupa l’esistenza, indipendentemente dalle esperienze trascorse… Ci crogioliamo nei ricordi sofferti, nelle sensazioni più deprimenti, nelle valutazioni troppo rigide dei torti fatti o subiti, e a volte ci compiaciamo anche della nostra solitudine, rivestendola di orpelli che in realtà non sono sinceri, così non ci accorgiamo di quel piccolo raggio di luce che cerca, timidamente, di entrare dalla finestra… E certe letture, no, non aiutano per nulla ad allontanare le ombre, piuttosto le infittiscono.
Don Cornè, bongiorno a vuja signuria, nel senso buono della creanza, chesta recensione non recensione( a detta di 200battute) con un tale incipit e chello ca viene appresso è tra le cose più azzeccate(e aderenti alla realta passata e presente, altrimenti che leggimmo a fà?) che avite scritto ma evidentemte pensate e istintivamente che vi hanno pressato e arrevoate fegato e cistiffellia, con relativa sabbilonina per la formazione di calcoli.
Si vede e si sente che il vostro eremo vi ispira e forse vi fa bene, però bisogna calcolare la durata di tale solitude.
Sulla questione di parlare dei libri è sempre una cosa che rompe le uova nel paniere.
Mo ci sta chi legge un libro e ne parla bene e chi invece dall’alto della propria scafatezza ed esperienza ne tesse le lodi come se stesse scoprendo l’America e i relativi commerci.
Prendiamoci i classici che costano poco e danno a mangiare l’anima, ma chi li legge e chi si permette di stroncarli. In questo caso pare che la gente invece di andare in bublioteca vada in chiesa ed è più propensa a credere alle lacrime(nessuno riferimento cattivo, certo stiamo parlando di cattolici)di una statua di gesso chiamata madonna che ha qualcosa d’altro che strazia e staccia il cuore e l’animo.
Gli irlandesi sono cattolici quanto gli italiani ma pure emigranti negli Stati Uniti d’America. I turchi come gli islandesi e con i supremi capi dal volto scambievole de Vichingo Nero. E i curdi a essere la carne da macello.
I coministi(cattivi e pieni di muri di qua e di là, specie il muro di Berlino che adesso è tutto un fiorire di libertà a tutto spiano) una volta, adesso pare di no, mangivano i bambini. Poi di bambini nelle case, nelle strade e nelle scuole erano uno stampo che non se ne trovava più proprio come i trichechi.
Adesso gli emuli supremi i bambini turchi li gasano e li ammazzano direttamente senza star lì a dargli da mangiare per ingrassarli e poi rosolarli allo spiedo.
Don Cornè, scusate ma mi sta chiamando mia moglie perché dobbiamo fare la spesa e sbrigare altre piccole faccende.
Intanto vi saluto, anche se tenevo altre cose da scrivere.
Però, non bisogna mai fermarsi davanti alla provvidenza ad altre considerazioni.
Qua ci sta un bel sole che fa venire il genio, la voglia di andare in giro.