«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa
CON TANTO DOLORE E TANTO AMORE
Grisélidis Réal
Traduzione di Yari Moro
Keller 2021
Commento di Cornelio Nepote
Onoratissime Signore splendenti come giochi di luci di un casinò di Las Vegas e odorose come tempeste di profumi francesi, peripateticamente indecise tra corpo e mente, virtù e vizio, principi e pratica, twitter o instagram,
è arrivato il giorno in cui una donna sola, una di un genere intero, oscura voi tutte con la sua infinita magnificenza, la sua incomprensibile alterità, la sua bellezza che trascende gli oceani, le vie lattee, le leggi borghesi e le norme d’igiene, oggi è il giorno della Vecchia Puttana Popolare, la favolosa Grisélidis Réal.
Quanto segue è quello che ho da dire.
Un giorno degli ultimi giorni mi trovavo a passare dalla stazione di Milano per ragioni non del tutto disonorevoli. Ero arrivato su di un tram sferragliante con buoni dieci minuti di anticipo rispetto ai trenta che sono il minimo accettabile con il quale mi reco di regola in una stazione. Meno e si aprono le porte dell’angoscia esistenziale, i demoni del fato, l’oscurità del destino, troppi in più e si apre la diga del disprezzo per il mondo e per i suoi imperdonabili abitanti. Dieci minuti in più rispetto ai trenta vanno bene, permettono di vivere comodamente e pigramente, almeno in quel frangente.
Essendo la stazione di Milano fintamente decorata di spazi commerciali dai prodotti di dubbia qualità, sono entrato nella libreria della nota catena di librerie dell’editore che pervicacemente pubblica i libri con le copertine più brutte dell’editoria italiana e ho preso a gustare quei momenti di noia ostentando il mio stato di assoluta rilassatezza pur essendo un viaggiatore in partenza per il meridione della tossica pianura padana, che come tutti i meridioni è anche in parte sempre un meridione del mondo.
Afferro un libro dello stimato Keller editore, apro a caso e leggo:
Nei primi tempi della nostra lotta, nel 1975, a Parigi, c’erano delle femministe che, per giustificarsi, s’erano trovate un’alibi: «Siamo tutte delle Prostitute!» gridavano.
Come delle Prostitute?
Signore mie, avete mai pensato di passare alla PRATICA? Bisognerebbe cominciare smollando un pochino la vostra cintura di castità| Nonché la vostra virtuosa corazza! In seguito va studiata un tantino l’anatomia dei vostri mariti! E la vostra in particolare! Non limitatevi più a sdraiarvi, insensibili e dure come delle assi da stiro, scongiurando Dio e il papa perché finisca in fretta! Non è così che si lavora, care signore… questa è la morte dell’amore! Già, si finisce sempre per uccidere il Culo, dopodiché subentrano le nevrosi dell’anima imbevute fino al midollo di Valium! Siete voi le vere PUTTANE, le carogne coniugali! Sputo sui vostri cuori e sui vostri Culi di ghiaccio!
Mi raccomando, sposatevi! Non ho altro da dire. Abbiamo capito. Inutile insistere.
Come è possibile una tale fantastica meraviglia, confusa tra le mediocrità sul banchetto della libreria della stazione della catena dell’editore con le copertine piû brutte dell’editoria? ho pensato subito.
Ho chiuso, guardato davanti, dietro, rigirato di sopra, di sotto, annusato, palpeggiato, controllato ancora l’editore e l’anno, controllato l’orario e anche la data e poi riaperto a caso.
Caro Jean-Luc Henning,
cosa le dicevo! Non mi lasceranno mai in pace. Un’altra lettera di una giornalista che mi chiede di aiutarla. Ma guardi cosa le ho risposto! Basta, la guida dei marciapiedi è stanca! Capisco molto bene che queste giovani intellettuali esitino ad avventurarsi da sole nella giungla delle Peripatetiche, perché il più delle volte si farebbero respingere senza tanti complimenti con toni scontrosi: «Non abbiamo tempo», «Non ce ne frega niente dei vostri reportage» ecc. Quanto basta per far esitare anche le più sociologiche.
[…] Io se fossi una giornalista, con un po’ di coscienza e di onestà, mi piazzerei in strada vestita da puttana, e per una settimana batterei il marciapiede per vedere e capire. Questo sarebbe un reportage ben fatto.
A questo punto lo strabiliamento era totale e la luce del faro che nella nebbia pesante e maleodorante della narrativa contemporanea segnala l’approssimarsi di un raro e anelato porto sicuro, di un libro che rende onore alla grande arte del narrare, di uno Scrittore, Scrittrice o qualunque Cosa sia davanti al quale inchinarsi e sussurrare «Tu, divina creatura, hai gli dei della narrativa che ti scorrono nel sangue!», bene, la luce di quel faro salvifico lampeggiava indemoniata squarciando la nebbia.
Ancora due pezzettini piccoli, mi perdoneranno i rispettabili editori Keller per questo abuso.
Bisogna perseverare, non si fa una Rivoluzione a suon di abbandoni e tradimenti. Io e lei, Jean-Luc Henning, non apparteniamo alla razza dei Giuda. Ma a quella dei condannati a vita, razza temeraria e temibile.
Caro Jean-Luc, un abbraccio affettuoso, a presto.
Ultimo, glorioso, per la grande, meravigliosissima Gran Signora Grisélidis Réal.
Un secondo turco è venuto a bussare alla mia porta. Oh, poverino! Gli stavo lavando il pene con del sapone di Marsiglia, quando lui, di colpo, ha eiaculato senza neanche accorgersene! Questi uomini, così soli, così privi di donne… L’ho rassicurato, l’ho asciugato, gli ho offerto una sigaretta perché potesse riprendersi un pochino mentre io, seduta sul bidet, mi davo una rinfrescata alla Passera, poi sono andata da lui e mi sono messa all’opera. È andata molto bene. Sarebbe stato disumano cacciarlo via, a bocca asciutta, anche se mi aveva pagata per una volta sola. Ci vuole un po’ di cuore in questo mestiere, diamine! Saremo ripagate in Paradiso.
Ho riguardato l’orario: mancavano meno di 10 minuti alla partenza del mio treno ed ero ancora nella libreria, dovevo comprare il libro, mostrare il biglietto alle finte guardie altrimenti non entri, green pass (bisogna farlo vedere subito? dopo? mai? tenerlo in mostra davanti a sé? Boh ma che ne saccio!), il binario, ci sarà pure altra gente venuta apposta a intralciarmi, quindi mi sono affrettato, passando ho acchiappato un secondo libro dello stimato Keller che avevo adocchiato… pago in cassa, guardie, binario tutto di gran fretta e poi sul treno, salve buongiorno buon viaggio grazie grazie, due minuti prima che partisse.
Ho ripreso a leggere Grisélidis Réal, traboccante di amore e gioia.
Quanta eleganza e grazia e ironia nelle descrizioni del suo culo scorticato dai peli del cazzo mal rasati degli immigrati turchi, quanta comprensione per quelle bestie pelose, sporche, ubriache che la scopano con violenza, quanta umanità nelle pratiche per sollevare peni mosci di anziani pensionati portoghesi. E i colori con cui racconta del suo battere i marciapiedi di Ginevra, lei cinquantenne Prostituta orgogliosa e rivoluzionaria, raffinatissima intellettuale, scrittrice, pamphlettista, attivista, madre amorevole, delegata al congresso del Partito Socialista, relatrice in seminari accademici, voce, volto e corpo delle rivendicazioni pubbliche delle Puttane che puttane vogliono essere e per questo rispettate, tutto e il contrario di tutto, tutto fatto apposta per scaraventare nella cloaca massima qualunque convinzione borghese, ogni perbenismo, ogni intellettualismo, ogni distinguo, ogni fazione, ogni movimento, ogni -ismo con il quale si giustifica la propria ipocrisia. Nessuno vola alto tanto quanto Grisélidis Réal. Perché lei è una condannata a vita.
Non esiste il genere letterario Letteratura scritta da Prostitute, esistono opere, ma non un genere. Non esiste per il semplice motivo che annienterebbe qualunque altro genere letterario e più di ogni altro distruggerebbe il principale e più redditizio tra i generi letterari di questa epoca sciagurata: la Letteratura Ipocrita dei Buoni Sentimenti e delle Giuste Cause.
La Letteratura scritta da Prostitute sarebbe con la Letteratura Ipocrita dei Buoni Sentimenti e delle Giuste Cause come la mangusta con il serpente, con un balzo gli salta sopra e gli stacca la testa. Queste torme di autrici e autori dell’infame Letteratura Ipocrita dei Buoni Sentimenti e delle Giuste Cause non avrebbero scampo contro delle Grisélidis Réal. Loro con i raccontini infantili di amorini piagnucolosi, sempre a rimestare nel passato, il rapporto col padre, con la madre, con il prete, la descrizione stitica di party alcolici con qualche scena triste di sesso stereotipato, loro con i loro finti principi morali, le loro finte battaglie civili, la loro falsità nelle rivendicazioni di diritti che sono solo privilegi.
Ma sopra ogni cosa, la Letteratura scritta da Prostitute farebbe strame della pretesa di aver capito, della pretesa di spiegare, quella maledetta convinzione di capire e spiegare figlia dell’arroganza provinciale da parvenu nella quale gli autori della Letteratura Ipocrita dei Buoni Sentimenti e delle Giuste Cause sono immersi fin dalla nascita, che hanno assorbito come spugne e che cola a ogni loro respiro.
Ah ma certo, tutti quanti siamo degli ipocriti, chi è così sciocco od ottuso da voler sostenere il contrario? Anzi, non è proprio il riconoscere la propria natura di ipocriti il segno distintivo della Letteratura Ipocrita dei Buoni Sentimenti e delle Giuste Cause? Certo che siamo ipocriti perchè la società lo è, la cultura lo è, la storia, le tradizioni, le leggi e le istituzioni lo sono e noi lo diventiamo e poi andiamo dallo psicologo per raccontare quanto siamo ipocriti e quanto questo ci faccia stare male e intraprendiamo Un Percorso Personale, una sorta di redenzione, riverginazione, sbiancamento dentale e ricostruzione dell’imene per uscirne ripuliti, consapevoli, in grado di gestire e giustificare le nostre ipocrisie.
Certo.
Solo che le ipocrisie di cui soffriamo, immancabilmente, le decidiamo noi.
Questo è il tratto fondamentale della Letteratura Ipocrita dei Buoni Sentimenti e delle Giuste Cause.
Nella Letteratura scritta da Prostitute, le nostre ipocrisie ce le svela Grisélidis Réal, che noi non comprenderemo mai, non capiremo mai, non conosceremo mai, mentre invece lei capisce, conosce e comprende tutti noi. Per questo il genere Letteratura scritta da Prostitute non esiste, non fa parte dei programmi scolastici, i genitori non lo fanno leggere ai figli, i critici letterari non ne parlano, non viene citato dai giornali e dalla televisione, è vietato sui social network, non si rilegge nelle omelie in chiesa, non è santificato in un articolo della Costituzione.
In onore, amore e gloria della Letteratura scritta da Prostitute e della meravigliosissima Peripatetica Grisélidis Réal, vera rivoluzionaria, vera combattente, vera Puttana, vera narratrice, vera in tutti i sensi. Sì Grisélidis, tu sei in Paradiso.
Cornelio Nepote
Devo ringraziare Cornelio Nepote, 2000 battute, Keller e lei, la impareggiabile Grisélidis.
Per ora non ho altre parole. Forse, in seguito, ne scriveró. Un riconoscente omaggio a una finissima scrittrice, a un cuore grande e libero.
La comprerò senza dubbio. La levità e la grazia sono sempre più rare in chi racconta.
Gentile 2000 battute, mi hai richiamato alla memoria “Diritto al delirio” di Eduardo Galeano.
quando, ormai sempre più raramente, sento citare Eduardo Galeano, mi verso due dita di grappa e mi abbandono allo struggimento.
Non la conoscevo affatto. Il nome evoca una fiaba, una saga nordica, una novella medievale. Ho trovato interessanti articoli in lingua francese. Penso che valga la pena leggerla, se si ha la curiosità di sapere qualcosa in più sull’umanità di quello che ne raccontano gli indefinibili premiati allo Strega , i programmi Rai, il brulicante scarafaggiume delle librerie, le cartoline da Roma /G20.
Sì merita di essere letto, se non altro perché non c’è niente di facilmente comprensibile (o comprensibile e basta) in un autore autobiografico come Grisélidis Réal, eppure tutto è detto con la massima naturalezza e levità e grazia.
Griselidis è in paradiso con il mio Angelo! E lei cn è meraviglioso, pensi che vivendo dove ahimè si parla francese proprio lunedì scorso ho comprato il libro in lingua originale, e la una settimana mi diletto. Avendo avuto due personali esperienze di prostituzione, non portate purtroppo a termine, appena abbozzate, e ritenendo il Diario di una maîtresse americana libro fondamentale nella mia vita almeno quanto la Lettera di Giacomo, non sa la gioia di leggere questo suo nuovo delirio! Grazie un milione di volte
Il delirio quotidiano come forma di resistenza umana e civile.