2000battute

«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Memoria della memoria – Marija Stepanova

MEMORIA DELLA MEMORIA
Marija Stepanova
Traduzione di Emanuela Bonacorsi
Bompiani 2020

Mentre lo leggevo, all’inizio, mi chiedevo cosa ci fosse di strano, perché c’era qualcosa di strano in quello che stavo leggendo. Ho continuato a domandarmelo per un buon numero di pagine, qualche capitolo forse, sempre a dirmi che Marija Stepanova stava usando un ingrediente segreto che dava un sapore inconsueto, estraneo perfino, un senso di remotezza nella voce. Non capivo e leggevo, continuavo a leggere, sera dopo sera, notte dopo notte, avvolto nella tenue bolla di luce che mi fornisce l’indispensabile.

Poi ho capito. Forse a forza di ripetere la voce di Marija Stepanova.
È il fatto che non ha fretta di concludere, di finire, di ricapitolare, di dire quello che ha da dire. Di definirsi e infatti non lo fa, rimane indefinita come una sagoma di cartone, è sempre in scena eppure nessuno la vede mai veramente.

A suo modo stupefacente. La scrittura esente dalla fretta del narrare, priva dell’attrazione gravitazionale del finale, verso al quale chiunque, quasi chiunque, invece precipita. Non lei.

In molti scrivono con una prosa lenta, scrivono storie che si dipanano lentamente, con un tono di voce pacato. Forse più in passato che di recente, in ogni caso non è cosa nuova. Ma non è questo che intendo. Si può scrivere una storia lenta che inesorabilmente precipita sulla conclusione. La frequenza del battito cardiaco e il numero di pagine sono concetti relativi.

Memoria della memoria non si dipana lentamente verso una conclusione, semplicemente non si dipana, non si conclude, non ha uno svolgimento, lineare o circolare che sia. Forse non ha nemmeno una consistenza, dubito persino che possa definirsi una storia familiare anche se non fa altro che parlare della famiglia di Marija Stepanova e perfino non credo si possa definire una tipica storia ebraica di ricerca delle radici, nonostante sia una storia ebraica e vada alla ricerca delle radici.

Memoria della memoria potrebbe intendersi come un gioco di specchi che replicano all’infinito la stessa immagine di sé, eppure non è neppure questo, mancando della indispensabile ripetizione geometrica tipica degli specchi. Ci sono molte ripetizioni, moltissime, ma non sono geometriche, sono ripetizioni, ognuna uguale, ognuna distinta.

Memoria della memoria è un’opera che trova la sua dimensione in un luogo solitario, di silenziosa rarefazione, e di mancanza di scopo. Sembra la definizione di un dopo-vita, un limbo, e forse proprio a questo è dovuta quella stranezza che si percepisce nella voce immune dall’attrazione della fine. È già oltre la fine. A pensarci, non è proprio questa l’essenza della memoria della memoria? Essere dopo la fine, esserci senza però comprenderlo fino in fondo, guardare senza capire bene in che direzione si guarda. Si guarda forse indietro quando si ritorna alla memoria? O avanti? O al momento presente?

Una persona che perda la memoria non è più la stessa persona, non sa chi sia, si sente persa.

E cos’è invece una persona che ripercorra i ricordi, che ricordi i propri ricordi? Non diventa una persona diversa con il cambiare della propria memoria? Non si sente nel fondo del suo animo persa quando si pone davanti alla propria storia e alla storia della propria storia?

Forse Marija Stepanova ha davvero interpretato quello che in pochi sono riusciti a interpretare prima di lei. L’assenza di una fine nel ricordo della propria storia, che va di pari passo con tutto quello che è inscindibilmente collegato con la certezza di una fine prossima ventura: il riconoscersi, il senso del tutto, l’ordine dell’esistenza, la scansione temporale, la corporeità, le famiglie, i destini.

A volte si ha la sensazione di poter amare il passato solo perché è certo che non tornerà più.

Memoria della memoria non travolge, non entusiasma, non trascina, ricorda soltanto, ricordi che generano altri ricordi, ricordi inutili, ricordi da inseguire, storie che portano ad altre storie e poi a niente e dal niente sgusciano fuori dei ricordi.

Memoria della memoria è nel luogo dove la fine non conta più.

Da segnalare per qualità la traduzione di Emanuela Bonacorsi.

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Questa voce è stata pubblicata il 10 gennaio 2022 da in Autori, Bompiani, Editori, Stepanova, Marija con tag , , , .

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