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«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

The weird and the eerie- Lo strano e l’inquietante nel mondo contemporaneo – Mark Fisher

THE WEIRD AND THE EERIE – Lo strano e l’inquietante nel mondo contemporaneo
Mark Fisher
Traduzione di Vincenzo Perna
Minimum Fax 2018

L’interesse rinnovato per Mark Fisher che gli anni recenti hanno mostrato rimane un mistero per me, visto che se c’è una costante nei suoi scritti questa è il senso di profonda noia che provocano.

Mark Fisher è noioso in maniera patologica, visceralmente noioso, la noia è la sua cifra, la qual cosa presa da un certo verso non convenzionale potrebbe anche risultare un tratto interessante, una forma di nichilismo autolesionista potenzialmente apprezzabile come stile letterario.
Mark Fisher è anche, notoriamente, vagamente associato al riscoperto movimento accelerazionista di fine Novecento e inizi Duemila, da un lato espressione dell’estetica decadente da fine del tempo e del mondo che ha ispirato il molto apprezzabile immaginario cyberpunk e cyborg, a partire dalla livida e notturna Los Angeles di Blade Runner e l’ambiguo rimescolamento della natura umana e androide, dall’altro lato è scivolato nel trito estremismo di destra, razzista, suprematista, antistatalista, antidemocratico. È stato (è tuttora?) entrambe le cose, fanzine cyborg e frangia alt-right, e forse era inevitabile che andasse in questo modo.

Mark Fisher è rimasto in posizione tangenziale rispetto alle derive, ma come noto anche essere tangenzialmente integrati a un certo movimento ed estetica di pensiero non è cosa poi tanto strana, soprattutto da parte degli intellettuali.
Quello che mi risulta difficile stabilire è se Mark Fisher viene riscoperto soprattutto per il decadentismo cyborg da fine millennio o per il neoconservatorismo suprematista. O magari per una implicita fusione dei due?

Non lo so. Quello che so è che la sua lettura alterna momenti diversi. In alcuni la sua evidente intelligenza e capacità dialettica si manifesta in una forma tale da suscitare interesse, ad esempio, in The weird and the eerie, nell’apprezzabile analisi delle interpretazioni possibili di Mulholland Drive, celebre film di David Lynch all’uscita del quale chiunque si è interrogato su come interpretarlo, peraltro senza decidersi per una interpretazione chiaramente migliore delle altre, seguita dalla discussione del molto più incomprensibile Inland Empire, per il quale non ho mai sentito altro commento che non fosse “Non ci ho capito niente”. Più generalmente però Fisher sembra quasi sempre voler sceneggiare una messinscena, un gioco letterario, una costruzione metafisica nella quale ciò di cui parla non è altro che il mezzo per una estetica delle parole e delle immagini.

La teatralità con la quale calca sui concetti esclusivamente estetici – intesi come estetica delle parole, estetica della frase, estetica del componimento letterario – di natura weird e natura eerie mi pare un’evidenza convincente di questo secondo livello semantico, che io credo predominante rispetto al livello informativo o divulgativo.

Mark Fisher è un esteta, non un divulgatore o un commentatore, un esteta di una forma di narcisismo crepuscolare, introverso, patologizzante della condizione umana. Tutti atteggiamenti di lunga tradizione ciclicamente riscoperti e per altro molto comprensibili, se non largamente condivisibili. In questo crepuscolarismo narcisista risiede il potere di attrazione dell’immaginario accelerazionista. Accettarne o comunque rendere esplicita l’inevitabile deriva neoreazionaria o sfarfallare indefinitamente nei comics cyberpunk sta poi nello spirito ed educazione morale di ognuno.

In ogni caso, mi ripeto ancora, non ho capito perché abbiano riscoperto Mark Fisher e chi lo ha letto perché lo abbia fatto. Io l’ho fatto per una naturale attrazione intellettuale verso immaginari nichilisti.

Però è di una noia patologica. A proposito di questa, a onor del vero e dando a Cesare quel che è di Cesare, va detto che il traduttore ci mette del suo, perché siamo tutti d’accordo che la traduzione letterale dell’inglese agency, che Fisher usa un sacco di volte, sia agentività, quindi nessuno può sostenere che la traduzione non sia corretta. È corretta, tecnicamente, al 100%.

Però, santiddio, agentività? Veramente?

Agentività non una volta, cinquanta volte, cento volte, non lo so quante volte, molte volte, troppe volte (il necessario e sufficiente era UNA VOLTA) perché, tanto quanto è la traduzione corretta di agency, altrettanto il termine agentività in italiano è un termine orrendo, cacofonico, fastidioso per quanto è brutto, e come se non bastasse il suo inestetismo irritante, è pure termine di uso comune, se non proprio di derivazione, tra gli psicologi e questo peggiora clamorosamente l’effetto perché qualunque cosa abbia una derivazione dal gergo degli psicologi risulta generalmente fastidiosa, sgradevole, un dito in un occhio allo stesso modo, se non peggio, del burocratese o del birignao da legulei o dell’idioma adolescenziale in uso nel business – tutto questo senza offesa per gli psicologi, mi spiace sinceramente di questa sgradevole situazione ma è la realtà, uno sente quelle tipiche paroline gracchianti o sibilanti e il modo di esprimersi narcotizzato degli psicologi e vorrebbe mettersi i tappi di cera nelle orecchie tanto è il fastidio.

Sia come sia, la noia è una faccenda strettamente privata e personale. Ognuno si annoia a modo suo e se la racconta a modo suo, molto più di tante altre faccende per le quali ci si dà gran pena di esprimere considerazioni personali che risultano in realtà tutte uguali, stereotipate, tutte riassumibili in due o tre categorie, un po’ come il razzismo, che anche se lo colori in stile cyborg per fare della scena è sempre lo stesso di tutti gli altri razzismi. Ma anche questo fa parte del vivere con noia e forse ha ragione Mark Fisher, tutto alla fine viene a noia, anche la noia.

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Questa voce è stata pubblicata il 19 novembre 2022 da in Autori, Editori, Fisher, Mark, Minimum Fax con tag , , , .

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