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«Appartengo a una generazione disgraziata a cavallo fra i vecchi tempi ed i nuovi, e che si trova a disagio in tutti e due. Per di più, come lei non avrà potuto fare a meno di accorgersi, sono privo d’illusioni.» –Tomasi di Lampedusa

Teoria della prosa – Ricardo Piglia

TEORIA DELLA PROSA
Ricardo Piglia
Traduzione di Loris Tassi
Wojtek 2019

Un tempo ero convinto che mai e poi mai si dovessero fare le orecchie alle pagine dei libri e che i libri non si dovessero mai aprire del tutto per non rovinare la costa. Continuo a pensare anche oggi che non si debbano fare le orecchie ai libri, però non mai e poi mai. Riguardo a rovinare la costa, mai e poi mai. Alzavo il sopracciglio quando vedevo fare l’orecchia a un libro, guardando di sbieco la responsabile (gli uomini sono statisticamente innocenti visto che leggono poco) pensando a quali altre abitudini orribili si potevano nascondere dietro quell’aria da perfettina… leccarsi il dito per girare la pagina, sgorbiare con pennarelli, colare bevande sulle pagine, forse perfino strappare le pagine per scrivere la lista della spesa. Basta un indizio per ricostruire un intero profilo.

Ho fatto tredici orecchie a Teoria della prosa, una ogni quindici pagine più o meno, il mio record. Tante orecchie quante volte Piglia, gran maestro di letteratura argentina e letteratura tutta, ha osservato, trascritto, citato qualcosa che ha portato i pensieri a rientrare nel microcosmo di Santa Mária dal quale fui un giorno attratto e conquistato, riascoltare le parole di saggia incoerenza pronunciate da Díaz Grey, i racconti di ruffiani, puttane e tango, adorare il Dio Brausen, l’unico dio al quale va la mia devozione, sentire la Santa Mária che il tempo ha sopito riemergere in tutto il suo immemore splendore.

Ogni orecchia vale un’epifania, un momento estatico, un lampo negli occhi di felicità solitaria e profonda.   

Teoria della prosa contiene nove lezioni e un epilogo che Ricardo Piglia tenne nel 1995, nei quali l’oggetto è uno, che volendo possiamo scomporre in due. L’oggetto è Juan Carlos Onetti, il grande, favoloso, ineguagliabile scrittore uruguaiano morto nel 1994. Piglia prende in esame nove opere e le inquadra come nouvelle, non romanzi né racconti perché in effetti Onetti non scrisse né gli uni né gli altri, ma qualcosa di diverso, un tutt’uno poi smontato in frammenti apparentemente gettati alla rinfusa per i quali la categoria di nouvelle si presta perfettamente, non da ultimo per l’ambiguità che la definizione ha intrinseca.

Questo è un librino, piccolo nelle dimensioni ma non breve nel testo, un po’ strano, in senso relazionale intendo, come quando si dice che uno è un tipo un po’ strano in senso relazionale, uno sempre un po’ fuori posto, poco assimilato,  non conforme per natura, senza atteggiarsi ma perché è così, molti non lo noteranno neppure, alcuni lo guarderanno da lontano, pochi gli saranno vicini.
Questo di Wojtek è questo genere di librino, rivolto a pochi – per seguirlo è necessario avere letto buona parte delle opere di Onetti -, dei quali solo alcuni lo guarderanno con interesse – occorre anche avere sviluppato un certo interesse specifico per Onetti – e infine uno sparuto gruppo lo leggerà appassionatamente – occorre più di un certo interesse, serve amore.

È qui che l’oggetto delle lezioni di Piglia  può essere scomposto in due. Uno è quello che richiama il titolo, Teoria della prosa, ovvero Piglia che analizza il corpus letterario, la forma di nouvelle secondo l’omonima Teoria della prosa di Šklovskij, la figura di Onetti e i suoi rapporti con il milieu letterario, l’ispirazione di Faulkner e Henry James, la tecnica narrativa, la tensione tra finzione e realtà e così via. Il secondo è una dichiarazione di amore assoluto e passionale che Piglia rivolge al più funambolico tra i grandi scrittori argentini (con gli uruguaiani come assimilati), dei quali lui stesso fa parte.

Ho l’impressione che Onetti, quando scrive Raccattacadaveri negli anni Sessanta, costruisca un testo, una specie di iper-romanzo, che poi farà a pezzi […] Quel romanzo che inizia a proliferare ha come centro la scrittura di Raccattacadaveri. Abbiamo alcuni dati che confermano tale ipotesi. Lo stesso Onetti ha ammesso che durante la scrittura di Raccattacadaveri è nato Il cantiere e che in realtà i due testi facevano parte del magma, diciamo così, di Raccattacadaveri. Si può dire lo stesso di Per una tomba senza nome, testo nato dalla spinta di quel gran corpus su cui Onetti torna durante tutta la sua vita […] In pratica voglio dire che ci sarebbe molto da lavorare per ricostruire le cronologie interne in questo corpus che, come abbiamo affermato già fin troppe volte, non obbediscono nemmeno alla data di pubblicazione. Prima esce Per una tomba senza nome, poi Il cantiere, poi Raccattacadaveri, ma la cronologia è invertita, bisogna leggere Raccattacadaveri per capire i due libri precedenti.

Quando ho letto questo commento di Piglia ho sorriso a lungo ricordando le discussioni fatte con G. e poi anche da solo proprio su questa inversione cronologica tra pubblicazioni e narrazione, quando per leggere Onetti era necessario scovare nelle biblioteche vecchie edizioni di Editori Riuniti o le prime di Feltrinelli tradotte spericolatamente dal grande Enrico Cicogna. Ognuno ha memorie alle quali è affezionato in modo particolare, io ho quella della gioia di quando arrivò per posta una prima edizione Feltrinelli di Raccattacadaveri pagata a peso d’oro a un libraio antiquario. Ora ne ho due, per un fatto sentimentale e di senso di accaparramento. Tre con la nuova che ha ripubblicato proprio G. con SUR e tradotto la bravissima Gina Maneri.

Poniamo fine a questo intermezzo di tardo-sentimentalismo che Onetti avrebbe giudicato con parole di scherno fatte pronunciare a Larsen.

Le opere di Onetti che erano fuori catalogo le ha recentemente ripubblicate SUR. Brava G. Qualcosa rimane di non tradotto, mi pare.

Teoria della prosa, per pochi sarà una lettura palpitante o palpebrante, come si preferisce. Agli altri che dire? L’amore è cieco, non c’è niente da spiegare. Bravi ai Wojtek.

2 commenti su “Teoria della prosa – Ricardo Piglia

  1. Nicola
    21 marzo 2023

    Se Onetti è diventato il mio autore preferito (scoperto per caso girovagando tra i corridoi di una biblioteca pubblica), il merito è anche di 2000battute e delle sue pagine illuminanti sul Grande Onetti. Dei 10 libri tradotti ho lasciato volutamente in attesa solo Triste come lei, nella speranza mai doma che prima o poi si pubblichino le altre opere non ancora tradotte. Credo che ora lo leggerò e fingero’ che il libro di Piglia sia il suo undicesimo libro, che ci sia ancora qualcosa di suo da leggere rimanendo attonito per il suo talento infinito.

    • 2000battute
      21 marzo 2023

      Siamo in 5 o 6 animati da incrollabile speranza in una prossima traduzione di quel che ancora manca di Onetti. Uno come era Piglia che parla di Onetti come fosse uno dei personaggi di Santa Mária che parla del Dio Brausen ti piacerà.

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Questa voce è stata pubblicata il 20 marzo 2023 da in Autori, Editori, Piglia, Ricardo, Wojtek con tag , , , , .

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